sienaxnoi.it
Rubriche

Il Palio e le contrade

La nascita delle contrade
Le contrade si costituirono tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo quali organi decentrati del Comune con compiti amministrativi e di ordine pubblico. A capo di tali istituzioni - con sede nelle chiese, luoghi di culto e di riunione - fu posto un Sindaco, che rispondeva del suo operato direttamente al Podestà, affiancato da Consiglieri eletti dal Popolo. La struttura delle Contrade fu completata dalla formazione delle Compagnie Militari (l'esercito della Repubblica) in cui prestavano servizio tutti gli uomini validi. Le Compagnie Militari furono a loro volta raggruppate nei cosiddetti "Terzi" in cui era territorialmente divisa Siena: "Terzo di Città", "Terzo di S. Martino", "Terzo di Camollia". Nel Trecento le famiglie di Siena erano suddivise in 42 Contrade, che si ridussero a 23 fra il XV e XVI secolo. Le 23 contrade presero il nome di Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Gallo, Giraffa, Istrice, Leone, Liocorno, Liofante, Lupa, Montone, Nicchio, Oca, Onda, Orso, Pantera, Quercia, Selvalta, Spadaforte, Tartuca, Vipera. Nel corso del tempo alcune Contrade sono state "inglobate" da altre (all'anno 1675 si fa risalire la definitiva scomparsa di sei Contrade: Gallo, Leone, Orso, Spadaforte, Vipera, Quercia) e le attuali Contrade sono 17: Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Lupa, Leocorno, Oca, Nicchio, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre e Valdimontone.

Il regolamento del Palio
Nel Settecento, il Palio trovò la sua regolamentazione definitiva. Il 16 maggio 1721 il collegio di Balìa emise un bando che costituisce il primo moderno regolamento del Palio. In sedici comandamenti, furono sintetizzati bandi, ordinanze e capitoli dei secoli precedenti, dando loro organicità e univocità. In particolare, furono fissati gli orari delle prove della vigilia - un'ora la mattina e una nel pomeriggio -, si stabilì che i palchi in Piazza potessero essere eretti solo dalla parte delle botteghe, si decise che per il corteo prima del Palio le contrade dovessero far sfilare almeno ventiquattro "soldati vestiti civilmente", ossia monturati, e che nel corteo dovesse sfilare il fantino con la debita insegna. Fu inoltre stabilito che i fantini dovessero usare solo un "nervo ordinario" e andare alla mossa dopo lo sparo del mortaretto e che il loro premio dovesse essere di sole dieci lire, o di dieci scudi nel caso vincessero il Palio. Il 7° comandamento obbligò poi i monturati a recarsi dopo il corteo intorno alla pista nei luoghi loro assegnati, mentre l'8° e il 9° stabilirono che nessuno potesse percuotere o incitare da terra i cavalli alla mossa o aiutare un fantino caduto a rimontare a cavallo. Si decise anche che la vittoria andasse al cavallo che dopo tre giri arrivava per primo al palco dei giudici, che il premio fosse ritirato dai rappresentanti ufficiali della contrada vincitrice, che i fantini dovessero fermarsi allo sparo del mortaretto in caso di cattiva mossa, che le contrade dovessero iscriversi alla tratta e che solo dieci, estratte a sorte, avrebbero corso il Palio, e inoltre che le contrade dovessero depositare una somma destinata al padrone del cavallo e seguire la stessa sequenza prestabilita sia nel corteo che nella mossa. Infine, si proibì a chiunque di dar fastidio ai cavalli una volta data la mossa.

Il Palio “alla tonda”
Nelle prime decadi del Seicento il "Palio alla lunga" si trasferì dalle vie cittadine alla Piazza del Campo, trasformandosi in "Palio alla tonda". La proposta di correre il Palio in Piazza venne ufficialmente al Comune l'11 luglio 1605 dai due Deputati della festa per il Palio d'Agosto, il Capitano Sigismondo Santi e il Cavalier Fortunio Martini. Diverse le ragioni addotte a sostegno di questo mutamento: il Palio con i cavalli per le strade era pericoloso e, inoltre, non consentiva agli spettatori di godersi interamente lo spettacolo. In Piazza, invece, sarebbe stato possibile seguire la corsa per intero senza difficoltà. La lunghezza della corsa in Piazza doveva essere equivalente a quella di un Palio alla lunga. L'idea fu accolta e nel 1632 si corse il primo Palio nella famosa "conchiglia".

La prima Carriera di Provenzano
Il primo Palio "alla tonda" - ovvero corso in Piazza del Campo come è tradizione oggi - risale al luglio del 1632. Lo documenta una stampa di Bernardino Capitelli, che mostra i fantini cavalcare a pelo. All'interno della Piazza contradaioli esultanti salutano la vittoria saltando giù dal palco, mentre i maestri di campo a cavallo corrono per mantenere l'ordine. A partire dal 1656, il Palio alla tonda assunse forma strutturalmente definitiva e cadenza regolare. In città continuò a corrersi il Palio alla lunga il 15 agosto, ma questo spettacolo finì presto con l'essere soppiantato, nel cuore dei senesi, dalla corsa "alla tonda".

Il primo Palio dell'Assunta
È del Settecento l'introduzione di un secondo Palio delle contrade il 16 agosto, che si affiancò a quello alla lunga, corso il 15. L'idea venne alla contrada dell'Oca che, già vincitrice del Palio del luglio 1701, chiese di "ricorrere il Palio vinto", ossia di rimettere in palio la vincita facendo svolgere un'altra carriera il 16 agosto per le feste dell'Assunta. La proposta piacque e il Palio del 16 agosto finì per diventare una ricorrenza come quello del 2 luglio.

Il Palio “alla lunga”
Alle origini della sua storia, tra il 1000 e il 1200, il Palio non si correva in Piazza ma "alla lunga", ovvero in linea, su un percorso che andava da fuori le mura al Duomo. L'arrivo della corsa dei barberi era segnalato dalla Balzana, l'insegna bianconera del Comune posta proprio sul sagrato del Duomo. Il Palio era all'epoca il momento conclusivo delle feste annuali in onore di Nostra Donna d'Agosto, Maria Vergine Assunta, regina e patrona di Siena e del suo Stato, e si correva il 15 agosto. Per l'organizzazione del Palio, il Comune nominava annualmente i Deputati della festa, di cui si trova traccia nei documenti ufficiali del Trecento e che avevano allora compiti e attribuzioni più ampi degli attuali. A correre il Palio erano i nobili e i notabili sui loro cavalli da battaglia. Il premio per il vincitore era un Pallium, una lunga pezza di stoffa preziosa talvolta cucita a bande verticali. E proprio dal termine Pallium deriva il nome della corsa.